
premio san babila
Germana Marucelli, spesso definita la sarta intellettuale, ha sempre mantenuto stretti rapporti con il mondo dell’arte e della cultura del suo tempo, consapevole della grande responsabilità sociale che riveste il lavoro del sarto da lei ritenuto «un far sacro».
Nel 1947 fonda il premio San Babila, un riconoscimento alla poesia da lei fortemente voluto e sostenuto. Il premio era biennale e caratterizzato da due categorie: editi e inediti.
Il primo premio della sezione editi è assegnato il 18 febbraio del 1948 a Giuseppe Ungaretti per il testo Il Dolore e nella stessa occasione viene proclamato vincitore della sezione inediti Orazio Napoli con il testo Carubbo.
Nella seconda edizione, il premio editi è vinto da Salvatore Quasimodo con la raccolta di versi La vita non è un sogno e conferito il 12 giugno del 1950, mentre per la proclamazione del vincitore della sezione inediti bisognerà attendere il 22 dicembre del 1950: è Andrea Zanzotto con l’opera Dietro il paesaggio, poi pubblicata nell’antologia Specchio edita da Mondadori.
Il primo premio della terza e ultima edizione, rivolto a poesia e a prosa, è assegnato il 19 giugno del 1952, in occasione di un “Giovedì di Germana Marucelli”, a Mario Soldati per il suo scritto A cena col commendatore. Non vi è alcun vincitore della sezione inediti, ma solo due segnalazioni: il poeta Paolo Bernobini con Canzoniere perduto e il narratore Goffredo Parise con Il ragazzo morto e le comete.
Inoltre organizza per gli amici poeti e artisti “piccole sfilate” alla ricerca di un confronto costruttivo. L’invito alle sfilate è ideato e disegnato dall’amico Massimo Campigli, assiduo frequentatore dei “Giovedì di Germana Marucelli”. Il suo salotto culturale, diviene una sorta di mondo condiviso, un luogo della relazione, rispondendo così alla sua precisa necessità esistenziale di «esserci con gli altri nel mondo». La stampa segue con interesse i suoi eventi-sfilate:
«(…) quella sera le vaste chiare stanze di via Cerva erano affollate di personaggi molto illustri: i migliori nomi della poesia, dell’arte, della letteratura milanesi. (…) ciascuno contemplava assorto, direi addirittura soggiogato, l’andirivieni lento e nervoso delle mannequins, quel loro incedere da purosangue fra il caratteristico fruscio delle stoffe. (…) Si capiva altrettanto bene che ciascuno partiva di lì per svolgere un suo pensiero che lo portava molto lontano, in un rapido procedimento associativo (…). E mi sembrò di aver finalmente compreso la realtà di un rapporto di cui si parla molto oggi, un rapporto arte-moda, letteratura-moda, squisitamente moderno (…)».
Vittorio Bonicelli, in “Tempo”, 1949
«(…) ogni settimana veniva invitato un personaggio a tenere una breve conferenza sulle sue esperienze di lavoro o d’arte. L’intuito che Germana usava nell’inventare linee e modelli con qualche anno d’anticipo sulle decisioni della moda internazionale, lo usò anche nella scelta dei conferenzieri: sfogliare l’elenco è come ritrovare i nomi oggi famosi (ma allora sconosciuti e spesso osteggiati dalla critica ufficiale) della nostra cultura contemporanea».
Fernanda Pivano
La frequentazione di amici intellettuali e artisti rimane una costante della sua formazione personale e creativa. Il mondo della cultura continua a seguire i suoi “eventi-sfilate” con vivo interesse e sentita partecipazione anche dopo la “chiusura” nel 1952 del salotto culturale e dell’ultima edizione del Premio San Babila.
È Ungaretti, vincitore del primo premio San Babila e amico di sempre, a lasciarci un autentico ritratto della sarta intellettuale che, svelandone l’essenza, ci consegna l’esegesi del suo “pensiero poetante”:
«Cara Germana, non è quindi difficile capire perché lei ami tanto la poesia delle parole. Sarebbero tanto lievi, tanto aerei, eppur mossi da una gravità tanto risoluta, i modelli di vestiti che lei inventa, per trattenere almeno durante un attimo, la fugacità della grazia, se nello stesso tempo la poesia delle parole non le fosse apparsa, in un baleno, a manifestarle l’infinito fuggitivo della poesia, indovinandone il segreto. Grazie Germana,
interprete rara di poesia».
Giuseppe Ungaretti, 1969